Maglia gara Conte Juventus - Autografata


Descrizione
Maglia gara della Juventus preparata / indossata da Conte in occasione di una partita di Serie A, stagione 1999/2000.
Ci sono giocatori che fanno la differenza con i piedi. E poi ci sono quelli che lasciano un segno con lo sguardo, con la voce, con la schiena sempre dritta anche nei momenti peggiori. Antonio Conte appartiene alla seconda categoria. Nella stagione in cui totalizzò 38 presenze e mise a segno 7 reti, il gol non fu mai la sua ragione d’essere. La sua essenza era il campo tutto intero: offensivo e difensivo, fisico e mentale, lotta e pensiero.
In una sola parola: imprescindibile.
Cresciuto a Lecce, dove ha cominciato a respirare il calcio vero, Conte si è fatto uomo e simbolo nella Juventus. Tredici stagioni in bianconero, cinque delle quali con la fascia di capitano al braccio, prima di cederla al suo degno erede, Alessandro Del Piero.
Dal 1996 al 2001 fu lui a guidare lo spogliatoio, a fare da collante tra la vecchia guardia e i nuovi talenti, a trasformare la pressione in identità. Perché Conte non indossava la fascia: la incarnava. Con la Juventus ha scritto una pagina dopo l’altra della propria leggenda: cinque scudetti, una Coppa UEFA, una Champions League, una Coppa Intertoto.
Trapattoni lo definì “una forza della natura”, perché Conte era ovunque, e ovunque dava tutto: la sua intelligenza, duttilità, istinto e ferocia, oltre che la capacità di leggere la partita con gli occhi di un futuro allenatore e viverla con il cuore di un soldato.
E infatti, quando tornò alla Juventus da tecnico, fu come se quel filo non si fosse mai spezzato. Quella fascia, che non portava più sul braccio, gli era rimasta dentro. Conte prese una squadra smarrita e la riportò in cima. Lo fece come solo chi è nato per guidare sa fare.
Le scelte della vita lo hanno portato lontano. Ma il campo, i gesti, le cicatrici raccontano sempre la verità. E la verità è che Antonio Conte, nel suo lungo cammino da calciatore e da capitano, ha dimostrato una cosa semplice e profonda: ci sono colori che non si lavano via. La sua pelle è tinta di bianco e nero.
Ulteriore segno di unicità della maglia, è l'autografo che lo stesso Conte ha realizzato sul retro.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
Specifiche tecniche:
- Modello away
- Taglia XL
- Made in Italy
- Patch Lega Calcio applicata sulla manica destra
- Maniche lunghe

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Maglia gara della Juventus preparata / indossata da Conte in occasione di una partita di Serie A, stagione 1999/2000.
Ci sono giocatori che fanno la differenza con i piedi. E poi ci sono quelli che lasciano un segno con lo sguardo, con la voce, con la schiena sempre dritta anche nei momenti peggiori. Antonio Conte appartiene alla seconda categoria. Nella stagione in cui totalizzò 38 presenze e mise a segno 7 reti, il gol non fu mai la sua ragione d’essere. La sua essenza era il campo tutto intero: offensivo e difensivo, fisico e mentale, lotta e pensiero.
In una sola parola: imprescindibile.
Cresciuto a Lecce, dove ha cominciato a respirare il calcio vero, Conte si è fatto uomo e simbolo nella Juventus. Tredici stagioni in bianconero, cinque delle quali con la fascia di capitano al braccio, prima di cederla al suo degno erede, Alessandro Del Piero.
Dal 1996 al 2001 fu lui a guidare lo spogliatoio, a fare da collante tra la vecchia guardia e i nuovi talenti, a trasformare la pressione in identità. Perché Conte non indossava la fascia: la incarnava. Con la Juventus ha scritto una pagina dopo l’altra della propria leggenda: cinque scudetti, una Coppa UEFA, una Champions League, una Coppa Intertoto.
Trapattoni lo definì “una forza della natura”, perché Conte era ovunque, e ovunque dava tutto: la sua intelligenza, duttilità, istinto e ferocia, oltre che la capacità di leggere la partita con gli occhi di un futuro allenatore e viverla con il cuore di un soldato.
E infatti, quando tornò alla Juventus da tecnico, fu come se quel filo non si fosse mai spezzato. Quella fascia, che non portava più sul braccio, gli era rimasta dentro. Conte prese una squadra smarrita e la riportò in cima. Lo fece come solo chi è nato per guidare sa fare.
Le scelte della vita lo hanno portato lontano. Ma il campo, i gesti, le cicatrici raccontano sempre la verità. E la verità è che Antonio Conte, nel suo lungo cammino da calciatore e da capitano, ha dimostrato una cosa semplice e profonda: ci sono colori che non si lavano via. La sua pelle è tinta di bianco e nero.
Ulteriore segno di unicità della maglia, è l'autografo che lo stesso Conte ha realizzato sul retro.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
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