Maglia indossata Buffon Juventus vs Piacenza | Photo-matched | Autografata


Descrizione
Maglia gara della Juventus indossata da Buffon in occasione della partita di Serie B giocata contro il Piacenza il 04 Marzo 2007, stagione 2006/2007.
La Juventus affronta il Piacenza nella sua stagione più amara, quella della Serie B nella partita valida per la 26° giornata di campionato...campionato della caduta, ma anche della resistenza.
La squadra bianconera è chiamata a dimostrare di saper lottare lontano dalle luci d’Europa: e lo fa con Trezeguet che segna dopo 33 secondi, poi Del Piero incanta con una tripletta: rigore, punizione, sinistro nel finale. Lo stadio esplode, la Juve riconquista il primo posto in classifica.
Ma nel cuore della squadra c’è lui: Gianluigi Buffon, capitano morale di una Juventus ferita, guida silenziosa e imprescindibile.
Non compie miracoli, non ne ha bisogno: basta la sua presenza, la sua prontezza nelle uscite, la sicurezza che trasmette a ogni compagno. Il Piacenza ci prova, ma Gigi c’è. Sempre. Il risultato finale è un 4-0 che pesa come una dichiarazione d’identità. La nobiltà è caduta, ma non ha mai perso il suo onore.
E questa maglia espsosta, datata 4/3/07, è molto più di un pezzo di tessuto: è un simbolo di fedeltà, sacrificio e rinascita. Buffon, che nel 2006 aveva appena vinto la Coppa del Mondo, avrebbe potuto scegliere i palcoscenici più prestigiosi, ma non lo fece. Scelse la Juventus e scelse la B.
Firmò quella maglia a fine partita, stringendola tra le mani come si stringe una promessa. Una promessa mantenuta.
Dal 2006 al 2007, la Juventus visse il dolore dell’esilio sportivo. Ma fu anche l’anno in cui Buffon, Del Piero e pochi altri immortali si fecero custodi del club. Quella maglia n°1 racconta tutto: l’amarezza, la dignità, la fierezza di chi non si piega. E quella stagione, apparentemente minore, resta tra le più sentite dai tifosi, perché la grandezza non si misura con i trofei, ma con la lealtà.
Buffon sarebbe poi diventato ufficialmente capitano nel 2012, guidando la Juventus in uno dei cicli più vincenti della sua storia. Ma la leadership vera l’aveva già mostrata qui, nelle retrovie del grande calcio, dove si costruisce l’identità. Claudio Marchisio, nel salutarlo nel 2018, lo definì un esempio per generazioni. E Buffon, nel ricordo di quella stagione, dichiarò: “Io di base non ero juventino. Ma ho scelto di esserlo. È il regalo più bello di tutti questi anni.”
Quella maglia oggi parla a ogni tifoso. Parla di un uomo che avrebbe potuto andarsene, ma decise di restare. Di un campione che, tra le lacrime e il sudore, ha scritto una delle pagine più belle della storia bianconera.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico.
Specifiche tecniche:
- Modello goalkeeper
- Taglia XL
- Made in Morocco
- Patch Lega Calcio Serie B applicata sulla manica destra

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Maglia gara della Juventus indossata da Buffon in occasione della partita di Serie B giocata contro il Piacenza il 04 Marzo 2007, stagione 2006/2007.
La Juventus affronta il Piacenza nella sua stagione più amara, quella della Serie B nella partita valida per la 26° giornata di campionato...campionato della caduta, ma anche della resistenza.
La squadra bianconera è chiamata a dimostrare di saper lottare lontano dalle luci d’Europa: e lo fa con Trezeguet che segna dopo 33 secondi, poi Del Piero incanta con una tripletta: rigore, punizione, sinistro nel finale. Lo stadio esplode, la Juve riconquista il primo posto in classifica.
Ma nel cuore della squadra c’è lui: Gianluigi Buffon, capitano morale di una Juventus ferita, guida silenziosa e imprescindibile.
Non compie miracoli, non ne ha bisogno: basta la sua presenza, la sua prontezza nelle uscite, la sicurezza che trasmette a ogni compagno. Il Piacenza ci prova, ma Gigi c’è. Sempre. Il risultato finale è un 4-0 che pesa come una dichiarazione d’identità. La nobiltà è caduta, ma non ha mai perso il suo onore.
E questa maglia espsosta, datata 4/3/07, è molto più di un pezzo di tessuto: è un simbolo di fedeltà, sacrificio e rinascita. Buffon, che nel 2006 aveva appena vinto la Coppa del Mondo, avrebbe potuto scegliere i palcoscenici più prestigiosi, ma non lo fece. Scelse la Juventus e scelse la B.
Firmò quella maglia a fine partita, stringendola tra le mani come si stringe una promessa. Una promessa mantenuta.
Dal 2006 al 2007, la Juventus visse il dolore dell’esilio sportivo. Ma fu anche l’anno in cui Buffon, Del Piero e pochi altri immortali si fecero custodi del club. Quella maglia n°1 racconta tutto: l’amarezza, la dignità, la fierezza di chi non si piega. E quella stagione, apparentemente minore, resta tra le più sentite dai tifosi, perché la grandezza non si misura con i trofei, ma con la lealtà.
Buffon sarebbe poi diventato ufficialmente capitano nel 2012, guidando la Juventus in uno dei cicli più vincenti della sua storia. Ma la leadership vera l’aveva già mostrata qui, nelle retrovie del grande calcio, dove si costruisce l’identità. Claudio Marchisio, nel salutarlo nel 2018, lo definì un esempio per generazioni. E Buffon, nel ricordo di quella stagione, dichiarò: “Io di base non ero juventino. Ma ho scelto di esserlo. È il regalo più bello di tutti questi anni.”
Quella maglia oggi parla a ogni tifoso. Parla di un uomo che avrebbe potuto andarsene, ma decise di restare. Di un campione che, tra le lacrime e il sudore, ha scritto una delle pagine più belle della storia bianconera.
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