Maglia gara Dunga Brasile


Descrizione
Maglia gara del Brasile preparata / indossata da Dunga in occasione di una partita ufficiale, stagione 1995/1996.
Carlos Caetano Bledorn Verri, per tutti semplicemente Dunga, non era il capitano che ti aspettavi dal Brasile. Non portava il genio ribelle di un numero 10, né l’estro sfacciato di un goleador. Ma nel 1994, fu lui a salire per primo i gradini del Rose Bowl di Pasadena. E fu lui a sollevare la Coppa del Mondo, riportando il Brasile sul tetto del mondo dopo 24 anni. Il volto serio, la fascia al braccio, la maglia gialla della Seleção e quella quarta stella, cucita idealmente in diretta sul petto del paese intero.
Da quel giorno, ogni maglia del Brasile avrebbe portato quattro stelle sopra lo stemma: il segno tangibile di quell’impresa. Una maglia diventata simbolo di un’altra idea di Brasile ancora più solida, più compatta sempre con un impatto fondamentale di Dunga.
Ma la storia di quella maglia non si esaurisce sul palco dorato di Pasadena. L’anno dopo, nel 1995, Dunga intraprende un viaggio inaspettato: vola in Giappone, firmando con il Júbilo Iwata, in una J-League agli albori. Lì, sorprendentemente, trova un’altra bandiera: Salvatore “Totò” Schillaci, capocannoniere di Italia ’90. Due mondi, due storie diverse, unite da un’esperienza lontana da casa.
Ma anche lì, Dunga resta se stesso: leader silenzioso, uomo squadra. Nel 1997 trascina il club alla vittoria del campionato giapponese e viene premiato come MVP della J-League.
In quella parentesi orientale si intrecciano ricordi e affetti. Dunga, in un gesto di sincera riconoscenza, regalò a Schillaci questa maglia con le quattro stelle dopo il Mondiale 1994. Un cimelio raro, simbolico, che parlava di gloria, ma anche di rispetto tra uomini che avevano vissuto mondi opposti.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
Specifiche tecniche:
- Modello home
- Sponsor Umbro

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Maglia gara del Brasile preparata / indossata da Dunga in occasione di una partita ufficiale, stagione 1995/1996.
Carlos Caetano Bledorn Verri, per tutti semplicemente Dunga, non era il capitano che ti aspettavi dal Brasile. Non portava il genio ribelle di un numero 10, né l’estro sfacciato di un goleador. Ma nel 1994, fu lui a salire per primo i gradini del Rose Bowl di Pasadena. E fu lui a sollevare la Coppa del Mondo, riportando il Brasile sul tetto del mondo dopo 24 anni. Il volto serio, la fascia al braccio, la maglia gialla della Seleção e quella quarta stella, cucita idealmente in diretta sul petto del paese intero.
Da quel giorno, ogni maglia del Brasile avrebbe portato quattro stelle sopra lo stemma: il segno tangibile di quell’impresa. Una maglia diventata simbolo di un’altra idea di Brasile ancora più solida, più compatta sempre con un impatto fondamentale di Dunga.
Ma la storia di quella maglia non si esaurisce sul palco dorato di Pasadena. L’anno dopo, nel 1995, Dunga intraprende un viaggio inaspettato: vola in Giappone, firmando con il Júbilo Iwata, in una J-League agli albori. Lì, sorprendentemente, trova un’altra bandiera: Salvatore “Totò” Schillaci, capocannoniere di Italia ’90. Due mondi, due storie diverse, unite da un’esperienza lontana da casa.
Ma anche lì, Dunga resta se stesso: leader silenzioso, uomo squadra. Nel 1997 trascina il club alla vittoria del campionato giapponese e viene premiato come MVP della J-League.
In quella parentesi orientale si intrecciano ricordi e affetti. Dunga, in un gesto di sincera riconoscenza, regalò a Schillaci questa maglia con le quattro stelle dopo il Mondiale 1994. Un cimelio raro, simbolico, che parlava di gloria, ma anche di rispetto tra uomini che avevano vissuto mondi opposti.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
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