Maglia gara Savicevic MIlan vs Barcellona - Finale Coppa Campioni

Descrizione
Maglia gara del Milan preparata / indossata da Savicevic in occasione della finale di Coppa Campioni giocata ad Atene contro il Barcellona il 18/05/1994, stagione 1993/94.
Quella sera al Pireo, sotto il cielo greco che si tinge di rossonero, non è solo una finale di Coppa dei Campioni, ma è la consacrazione di un gruppo, la vendetta sportiva della concretezza sulla presunzione, della fame sulla vanità. È la notte perfetta del Milan, quella che nessun tifoso potrà mai dimenticare.
Tutti davano per spacciati i rossoneri per i troppi assenti, troppi problemi, e sembrava essere troppa la forza di quel Barcellona. Eppure, in quella maglia bianca utilizzata solo in quell’occasione con scudetto tricolore e stella d’oro ricamata sul petto, e stemmi sia dritti che storti nel ricamo della maglia, il Milan scrisse una delle pagine più incredibili della sua storia.
Mentre Johan Cruijff posava con la Coppa prima ancora di giocarla, convinto che il suo "Dream Team" avrebbe dominato senza sforzo, Fabio Capello preparava in silenzio la partita perfetta. A rendere ancora più straordinaria quella notte per il Milan è il contesto che la precede: i rossoneri arrivano ad Atene falcidiato dalle squalifiche dei due centrali titolari, Franco Baresi e Alessandro Costacurta. Per cercare una soluzione efficace, Fabio Capello organizza un’amichevole a Firenze appena otto giorni prima della finale, utilizzandola come banco di prova per una nuova retroguardia. Il test però si rivela un disastro: il Milan perde 2-0 contro la Fiorentina e le due coppie difensive testate non danno garanzie. Prima viene provato Marcel Desailly accanto a Mauro Tassotti, poi Capello sposta Paolo Maldini al centro affiancandogli Filippo Galli. Nessuna delle due soluzioni convince pienamente, aumentando l’incertezza a ridosso della gara più importante dell’anno.
Capello optò per Maldini e Galli, centrali d’emergenza e grazie ad un centrocampo d’acciaio ed un attacco che aspettava solo la scintilla giusta. E quella scintilla aveva un nome e un numero: Dejan Savićević, il Genio, con il numero 10.
Già nel primo tempo è lui a disegnare il primo gol per Massaro, poi a ispirare ancora il 2-0. Ma il momento che fa esplodere l’Olimpico di Atene arriva dopo l’intervallo: Savićević ruba palla a Nadal, si allarga sulla destra, alza lo sguardo e disegna un pallonetto morbido, perfetto, immortale. È il 3-0. È l'umiliazione calcistica di una squadra che credeva di essere intoccabile. È l’istantanea che chiunque ami il calcio conserva nel cuore.
Quel pallonetto è più di un gol: è una poesia scritta col sinistro, una dichiarazione d’arte e coraggio. Un gesto che simboleggia l’intera serata, in cui il Milan smaschera il Barça e alza al cielo la sua quinta Coppa dei Campioni con un 4-0 netto, umiliante, leggendario.
In quel trionfo c’è tutto: la resilienza di Capello, la forza del gruppo, il talento che esplode nel momento più atteso. Ma soprattutto c’è quel numero 10, spesso discusso, a volte geniale, altre incomprensibile… che in una notte d’Atene si prese il suo posto nella storia.
Quella maglia con il 10 sulle spalle è oggi un cimelio che racconta il trionfo del Milan e la redenzione del suo Genio. Una reliquia di una notte in cui il calcio si inchinò a un capolavoro.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
Specifiche tecniche:
- Modello away
- Made in Italy
- Sponsor Lotto

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Maglia gara del Milan preparata / indossata da Savicevic in occasione della finale di Coppa Campioni giocata ad Atene contro il Barcellona il 18/05/1994, stagione 1993/94.
Quella sera al Pireo, sotto il cielo greco che si tinge di rossonero, non è solo una finale di Coppa dei Campioni, ma è la consacrazione di un gruppo, la vendetta sportiva della concretezza sulla presunzione, della fame sulla vanità. È la notte perfetta del Milan, quella che nessun tifoso potrà mai dimenticare.
Tutti davano per spacciati i rossoneri per i troppi assenti, troppi problemi, e sembrava essere troppa la forza di quel Barcellona. Eppure, in quella maglia bianca utilizzata solo in quell’occasione con scudetto tricolore e stella d’oro ricamata sul petto, e stemmi sia dritti che storti nel ricamo della maglia, il Milan scrisse una delle pagine più incredibili della sua storia.
Mentre Johan Cruijff posava con la Coppa prima ancora di giocarla, convinto che il suo "Dream Team" avrebbe dominato senza sforzo, Fabio Capello preparava in silenzio la partita perfetta. A rendere ancora più straordinaria quella notte per il Milan è il contesto che la precede: i rossoneri arrivano ad Atene falcidiato dalle squalifiche dei due centrali titolari, Franco Baresi e Alessandro Costacurta. Per cercare una soluzione efficace, Fabio Capello organizza un’amichevole a Firenze appena otto giorni prima della finale, utilizzandola come banco di prova per una nuova retroguardia. Il test però si rivela un disastro: il Milan perde 2-0 contro la Fiorentina e le due coppie difensive testate non danno garanzie. Prima viene provato Marcel Desailly accanto a Mauro Tassotti, poi Capello sposta Paolo Maldini al centro affiancandogli Filippo Galli. Nessuna delle due soluzioni convince pienamente, aumentando l’incertezza a ridosso della gara più importante dell’anno.
Capello optò per Maldini e Galli, centrali d’emergenza e grazie ad un centrocampo d’acciaio ed un attacco che aspettava solo la scintilla giusta. E quella scintilla aveva un nome e un numero: Dejan Savićević, il Genio, con il numero 10.
Già nel primo tempo è lui a disegnare il primo gol per Massaro, poi a ispirare ancora il 2-0. Ma il momento che fa esplodere l’Olimpico di Atene arriva dopo l’intervallo: Savićević ruba palla a Nadal, si allarga sulla destra, alza lo sguardo e disegna un pallonetto morbido, perfetto, immortale. È il 3-0. È l'umiliazione calcistica di una squadra che credeva di essere intoccabile. È l’istantanea che chiunque ami il calcio conserva nel cuore.
Quel pallonetto è più di un gol: è una poesia scritta col sinistro, una dichiarazione d’arte e coraggio. Un gesto che simboleggia l’intera serata, in cui il Milan smaschera il Barça e alza al cielo la sua quinta Coppa dei Campioni con un 4-0 netto, umiliante, leggendario.
In quel trionfo c’è tutto: la resilienza di Capello, la forza del gruppo, il talento che esplode nel momento più atteso. Ma soprattutto c’è quel numero 10, spesso discusso, a volte geniale, altre incomprensibile… che in una notte d’Atene si prese il suo posto nella storia.
Quella maglia con il 10 sulle spalle è oggi un cimelio che racconta il trionfo del Milan e la redenzione del suo Genio. Una reliquia di una notte in cui il calcio si inchinò a un capolavoro.
Questo cimelio fa parte della fornitura gara messa a disposizione degli atleti in occasione delle competizioni ufficiali e differisce nelle sue caratteristiche peculiari dai prodotti messi in commercio dallo sponsor tecnico, potrebbe essere stato indossato in partita e lavato dopo il termine della gara oppure preparato per il match ma poi non utilizzato.
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